Come si diventa narcisista? Vediamo un caso reale!
Oggi si fa un gran parlare di narcisismo, personalità narcisistica maschile e femminile, di come si comporta un narcisista, come il narcisista ama il proprio partner (sempre che ne sia capace).
Ma narcisista si nasce o si diventa? Ecco, questa è la domanda alla quale oggi vogliamo dare una risposta descrivendo nel dettaglio un caso pratico, davvero reale.
La teoria è affascinante e sul web ne trovi quanta ne vuoi, ma l’analisi “in vivo” è più difficile da rintracciare ed è quella che può chiarirti le idee in modo assoluto.
Prima di tutto dobbiamo precisare che il narcisista è una persona che, sin da bambino, può aver vissuto due situazioni diverse, addirittura opposte:
- è stato iper amato dai propri genitori e viziato negli affetti, oppure…
- è stato iper criticato e in qualche modo rifiutato.
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Nel primo caso si tratta di un bambino abituato ad avere l’amore totale e incondizionato da parte dei genitori. Mai un rimprovero, mai una critica. Non conosce il significato della parola “merito”.
A questo proposito, citiamo una battuta tratta dal film “Tutta colpa di Freud” dove il protagonista psicanalista (uno stupendo Giallini) in riferimento ad un narcisista afferma: “Se ha passato 30 anni della sua vita con una madre che lo ha fatto sentire come un Dio sceso in terra, perché dovrebbe stare con te donna che lo fai sentire uno stronzo?”
Il secondo caso è quello di cui ci vogliamo occupare in questo articolo: il bambino rifiutato, quello che NON è stato amato per quello che era. Vediamo direttamente il caso pratico.
Roberto, un signore distinto e di aspetto gradevole, 65 anni, imprenditore nel settore dell’arredamento, residente a Verona. Vedovo da 5 anni.
Roberto è un uomo brillante per tutti gli aspetti della sua vita, non ultimo quello professionale. È pieno di interessi, molto positivo e propositivo. Però, quando si parla di donne diventa a dir poco mediocre, appare un uomo banale, anche un po’ stupido.
Particolarmente sensibile al fascino femminile, effettivamente Roberto non si è fatto mancare nulla e ha avuto moltissime relazioni. Anche quando era sposato. Di questo non ne fa mistero, anzi lo racconta in modo piuttosto orgoglioso e compiaciuto.
È convinto di essere particolarmente apprezzabile per il suo aspetto fisico, dimostra senza pudore una discreta vanità ed è convinto che le donne raramente possano resistergli.
A lui non piace la relazione finalizzata al sesso, ma gradisce avere con le sue partners una relazione basata soprattutto sull’affetto: gradisce l’idea di farle innamorare. Non cerca il sesso per il sesso, ma vuole il calore umano e il sentimento.
Inoltre, Roberto ha un certo piacere perverso a far scattare in gelosia le donne che frequenta, mettendole l’una contro l’altra. Parla delle sue avventure, oppure fa in modo che ognuna sappia dell’esistenza di altre, così da stimolare la competizione femminile. Situazione dove lui si sente desiderato e conteso da più donne. Questo lo gratifica molto.
Si capisce quindi che per lui è molto importante ottenere la gratificazione dall’universo femminile. In termini psicologici, si tratta di un bisogno compensativo complessuale.
Per capire l’origine di questa necessità compensativa è necessario indagare sulla sua infanzia ed in particolare sul rapporto con la madre.
La madre era una donna frustrata: bella ragazza, con cultura piuttosto alta rispetto alla media, abituata ad un ceto sociale elevato, si invaghì di un uomo semplice, contadino, piuttosto burbero, lo sposò e andò a vivere in casa di lui insieme alla suocera. Non fu una scelta felice e, in qualche modo, tutta la famiglia l’ha scontata.
Roberto è figlio unico. Quando lui nacque, la madre ebbe una depressione post parto che durò almeno 2 anni. Quindi, già dai primi anni di vita Roberto non ha ricevuto l’affetto della madre, anzi: ha vissuto emotivamente il rifiuto da parte di questa.
È stato allevato dalla nonna paterna, una signora anziana e piuttosto severa. E anche quando la madre uscì da questo periodo di depressione, il rapporto con lei è stato sempre conflittuale, di odio e amore.
Lui afferma che probabilmente per la madre lui era diventato anche un oggetto di sfogo per la sua frustrazione, tanto che spesso questa donna era rabbiosa e piuttosto violenta nei confronti del “figlio ribelle e che dava tanti pensieri”.
In conclusione, il comportamento di Roberto è dovuto ad una ricerca continua – anche in età adulta – di un antico amore materno mai ottenuto, mai avuto, mai goduto.
In altre parole, non avendo avuto dai primi anni di vita la vicinanza e il calore affettuoso della figura materna, per tutto il resto della vita Roberto va a ricercare nelle donne questo calore mancato.
Purtroppo, nei confronti delle donne che frequenta mantiene un atteggiamento di odio e amore. Da un lato pretende il loro amore e calore e, dall’altro lato, le disprezza fino a volerle distruggere, quasi a volersi vendicare con rabbia di quell’antico rifiuto. Lui stesso afferma di non aver mai veramente amato nessuna donna.
Visto da quest’ottica Roberto, alla fine, fa anche un po’ pena. È vero. Però attenzione: non metterti in testa di poterlo cambiare, oppure che amandolo lui capirà. Il narcisista non cambia se non decide in prima persona di fare un percorso interiore serio, profondo e di crescita personale.
Quanti Roberto hai incontrato nel tuo cammino? La prossima volta… cambia strada!
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